IL NOME

Sull’origine del nome Vallarsa non si è ad oggi riusciti a dare una spiegazione che assuma come certa una della teorie esistenti.

Secondo alcune ipotesi il toponimo deriverebbe dal latino Valle˗arsa dove “arsa”, cioè bruciata, potrebbe fare riferimento sia alla siccità accusata dalla valle prima della costruzione dei due bacini artificiali che ne hanno modificato il microclima rendendola più umida e piovosa, che alle ingenti quantità di legna bruciata anticamente per la produzione del carbone; ma Vallarsa potrebbe anche significare “Valle˗incassata” se invece ci si rifà all’idioma cimbro dove ars significa  invece “ripido”, “incassato”.

Ulteriori teorie prendono spunto dallo stemma della Vallarsa, raffigurante due orsi che si abbeverano ad una fontana, per ritenere che il toponimo derivi da una deformazione che ha portato da Val˗orsa a Vallarsa con riferimento alla presenza di orsi sul territorio.

 

DALLA PREISTORIA A OGGI

Qualunque sia la misteriosa spiegazione all’origine del nome Vallarsa è sicuramente il suo caratterizzarsi, fin dai suoi albori, come zona di confine l’attributo che più ne ha influenzato l’avvicendarsi degli eventi nel corso della storia. 

Zona di frontiera tra Impero Austro˗Ungarico e Regno d’Italia, la Vallarsa fu teatro di scontro e devastazione nel corso della Grande Guerra. Anni tragici durante i quali la popolazione fu costretta ad evacuare la zona che fu martoriata per anni dal conflitto di cui ancora oggi sono visibili le tracce dal forte impatto ambientale. 

Si tratta di strade, trincee, camminamenti sparsi su tutto il territorio, ma anche di strutture difensive come le postazioni sul Coni Zugna, Forte Matassone, Forte Parmesan o Forte Pozzacchio/Valmorbia Werk, e infine di monumenti in memoria dei caduti in guerra, come il Sacrario Militare del Pasubio e il Parco della Pace.

Se le memorie dei tempi non troppo lontani della Prima Guerra Mondiale sono indubbiamente predominanti a livello paesaggistico, non va dimenticato tutto ciò che è stato precedentemente al conflitto. 

I primi insediamenti abitativi della Vallarsa si fanno risalire agli inizi del 1200 con lo stanziamento in valle dei primi masi ad opera della potente famiglia dei Castelbarco

Nel corso del 1400 invece, la Vallarsa venne conquistata e dominata dalla Serenissima Repubblica di Venezia fino agli inizi del 1500 per poi diventare territorio dell’Impero Austriaco. La zona di confine tra Repubblica Veneziana ed Impero Austriaco, tra Campogrosso e Pian delle Fugazze, fu una delle più controverse. Fu interessata per secoli da sconfinamenti e liti da parte dei pastori che anticamente frequentavano questi alpeggi, tanto da costringere l’imperatrice Maria Teresa d’Austria a definire i limiti tra i due Stati in un congresso nel 1751, dopo del quale furono posizionati dei cippi di confine in pietra che, fino alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, percorrevano e segnalavano il confine tra Tirolo e Repubblica di Venezia. 

Sul territorio si possono quindi incontrare cippi di confine sopravvissuti alla Grande Guerra e gli occhi più esperti noteranno negli avvallamenti delle alture moltissimi resti e tracce di masi e baite edificate nel corso dei secoli dai vallarsesi, le cui principali fonti di sostentamento fino alla metà del 1900 furono la pastorizia e l’agricoltura. Le memorie di questa civiltà contadina ormai estinta, sono custodite con cura presso il Museo Etnografico di Vallarsa.

Con lo sviluppo industriale di Rovereto, il comune subì una pesante emigrazione, con il conseguente abbandono delle campagne. Solo negli ultimi anni si è assistito ad un’inversione di questa tendenza, con l’insediamento anche di famiglie giovani che hanno ripopolato la Vallarsa.